Monika Schärer in merito a «Chrigu»

In una stanza d’ospedale, una telecamera inquadra due giovani uomini seduti in silenzio: in primo piano c’è Jan Gassmann con un libro in mano, mentre sullo sfondo del letto, sdraiato sul letto, c’è Christian Ziörjen con un tubo di ossigeno nel naso.

È questa, la scena di «Chrigu» che è rimasta particolarmente scolpita nella mia memoria. Il film che al Festival di Berlino del 2007 fu acclamato come «il più commovente», come scrisse un giornale dell’epoca. Anche rivedendolo, sono proprio le scene ambientate nella stanza d’ospedale a rivelare l’anima stessa del film: l’attesa della morte e il silenzio straziante degli amici di fronte all’impensabile.

Chrigu aveva preteso dal suo amico e co-regista Jan Gassmann di realizzare un film «divertente». Ma di divertente il film «Chrigu» non ha proprio nulla. Comunque, grazie ai video di un tempo, si vedono lui e i suoi amici partecipare a feste selvagge. E Christian filmava i concerti della band amica «Mundartisten» con il rapper Knackeboul.

Il film documentario «Chrigu» non è solo il ritratto commovente di un giovane uomo strappato alla vita dal cancro a soli 23 anni, ma narra anche dell’esordio di due artisti svizzeri: Jan Gassmann e Knackeboul. Jan Gassman è diventato un regista di successo internazionale e Knackeboul un rapper noto per le sue posizioni politiche e sociali. Per quanto riguarda Chrigu, invece, ci sarebbe tanto piaciuto saperlo.